| 
			 
			India: il triangolo imperiale 
			  
			  
			  
			
			Non avrei mai 
			pensato si potesse vedere così tanto in una sola settimana di 
			viaggio. E invece è stato così, nel triangolo imperiale indiano fra 
			le città di Jaipur, Agra e Delhi, quando mi sono recato lì per 
			assistere alla brevissima eclisse totale del 1995. Questo, grazie 
			soprattutto al fatto che la nostra agenzia ci aveva messo a 
			disposizione un tassista tutto per noi, a tempo pieno, che ci ha 
			scarrozzato molto rapidamente e con la necessaria efficacia da un 
			luogo all’altro. 
			
			  
			
			
			
			 Il 
			Diwan-i-Khas a Fatehpur Sikri, palazzo dove l'imperatore riceveva i 
			rappresentanti delle diverse religioni dell'impero. 
			  
			
			Quest’area è 
			stata teatro dell’ascesa e del dominio della dinastia musulmana 
			Moghul, di origine turco-mongola, discendente da Tamerlano. I moghul 
			produssero una cultura veramente unica, lasciando delle 
			testimonianze architettoniche originali e splendide, un misto di 
			elementi indù, persiani e islamici, disseminate in questa parte 
			occidentale del Paese.  
			  
			
			
			
			 Badshani 
			Darwaza, che costituisce l'ingresso 
			secondario alla
			Jami Mashid, 
			la moschea di Fatehpur Sikri. 
			  
			
			Fra le 
			meraviglie visitate possiamo citare la città murata di Fatehpur 
			Sikri, fondata nel 1571 dal terzo imperatore moghul Akbar il Grande, 
			e capitale dell’impero fino al 1585. Di essa sopravvivono 
			attualmente l’area del palazzo reale, costituita da numerosi edifici 
			separati, che si affacciano su una piazza molto ampia, e da una 
			vasta moschea, collegata al palazzo. Da qui la spedizione di Sky 
			& Telescope decise di osservare il fenomeno, in una cornice 
			meravigliosa, anche se al prezzo di 
			sacrificare 
			alcuni secondi di totalità. 
			  
			
			
			
			 Il 
			Palazzo dei venti di Jaipur. 
			  
			
			A Jaipur, città 
			fondata nel 1728 dal Maharaja Sawai Jai Singh 
			II, che ha oggi 
			oltre tre milioni di abitanti ed è chiamata la “città rosa” per il 
			colore predominante delle sue abitazioni, fra i monumenti più 
			spettacolari abbiamo innanzitutto il Tempio dei Venti, costruito nel 
			1799, un palazzo di otto piani la cui facciata, in arenaria rosa, 
			comprende quasi mille fra nicchie e finestre, tutte lavorate 
			finemente a merletto. Sempre a Jaipur c’è il City Palace, un enorme 
			complesso con numerosi cortili, due musei ed un’armeria. Su una 
			collina a 11 km dalla città si trova l’attrazione turistica più 
			visitata di Jaipur, il palazzo-fortezza di Amber, la cui 
			realizzazione iniziò nel 1592. Al palazzo, che ha una facciata 
			solenne ed austera e ambienti interni quanto mai fastosi, eleganti e 
			raffinati, si accede attraverso un’emozionante passeggiata a dorso 
			di elefante. 
			  
			
			
			
			 Arco 
			d'ingresso del City Palace di Jaipur. 
			  
			
			Il monumento 
			più importante di Agra è certamente il Taj Mahal, un mausoleo fatto 
			costruire fra il 1632 e il 1653 dall’Imperatore Shah Jahan in onore 
			della moglie Mumtaz Mahal. Era una donna di una bellezza 
			straordinaria (tanto che si dice perfino la Luna si vergognava di 
			comparire in sua presenza!) e di molte e profonde qualità morali, 
			sempre pronta ad intervenire in soccorso dei poveri e dei derelitti. 
			Morta di parto a 38 anni dando alla luce il quattordicesimo figlio 
			della coppia, chiese al marito in punto di morte di ricordarla per 
			sempre erigendo un monumento in memoria del loro grande amore.
			 
			  
			
			
			
			 Il 
			Chandra Mahal, l'edificio più imponente del City Palace di Jaipur. 
			  
			
			L’imperatore 
			andò però probabilmente molto al di là delle intenzioni della sposa, 
			impiegando 22 anni e gran parte delle finanze imperiali per 
			realizzare ciò che è considerato attualmente una delle sette 
			meraviglie del mondo moderno. Fu costruito impiegando 1000 elefanti 
			per il trasporto delle materie prime, provenienti da ogni parte 
			dell’Asia: il marmo bianco dal Rajastan, il diaspro dal Punjab, gli 
			zaffiri da Ceylon, la corniola dall’Arabia, i turchesi dal Tibet, la 
			giada e il cristallo dalla Cina, i lapislazzuli dall’Afghanistan. Il 
			suo costo fu di 32 milioni di rupie, oltre 30 volte quello della 
			Grande Moschea di Delhi! 
			  
			
			
			  
			
			La Porta di Ganesh del palazzo di 
			Amber a Jaipur. 
			  
			
			Agra fu fondata 
			nel 1504, fu capitale dell’Impero Moghul dal 1526 al 1571 e dal 1598 
			al 1648, ha oggi circa 1,3 milioni di abitanti, ed è ricca di molti 
			altri splendidi monumenti. Fra questi meritano un cenno: il Mausoleo 
			di Akbar il Grande a Sikandra, eretto fra il 1605 e il 1613 
			principalmente in arenaria rossa, con inserimenti in ardesia nera e 
			marmo bianco; l’imponente (si estende su 38 ettari) Forte Rosso, 
			fatto costruire in arenaria rossa da Akbar il Grande fra il 1565 e 
			il 1573 sulle rovine di un forte preesistente, impiegando 4000 
			operai; il Mausoleo di Ud-Daulah ad Agra, eretto fra il 1622 e il 
			1628 e che rappresenta un momento di transizione nell’architettura 
			Moghul fra la prima fase, caratterizzata da costruzioni in arenaria 
			rossa con decorazioni in marmo, ben esemplificata dal Mausoleo di 
			Akbar, e la seconda fase, basata sull’uso estensivo del marmo bianco 
			con inserzioni di pietre dure, di cui il Taj Mahal è l’esempio più 
			celebre. 
			  
			
			
			 Il 
			Taj Mahal. 
			  
			
			Delhi, città 
			oggi di 13 milioni di abitanti, fu fondata verso il 300 a.C. ed è 
			una delle più antiche città abitate in modo continuo nell’intero 
			pianeta. Fu capitale dell’impero Moghul fra il 1648 e il 1857. Fra i 
			grandi monumenti che abbiamo visitato c’è Jama Masjid, la più grande 
			moschea indiana, fatta costruire da Shah Jahan fra il 1650 e il 1656 
			con l’impiego di 6000 operai e il Qutb Minar, il più alto minareto 
			in mattoni del mondo: è alto 72,5 m e fu costruito all’epoca dei 
			sultani mamelucchi di Delhi, fra il 1192 e il 1239. 
			  
			
			
			
			 Il 
			portale principale del Taj 
			Mahal. 
			  
			
			Ma naturalmente 
			per l’appassionato di astronomia vanno aggiunte le due preziose 
			perle rappresentate dai due grandi osservatori monumentali di 
			pietra, i manufatti più belli e imponenti che sia dato di trovare in 
			questo settore, di Delhi e Jaipur, costruiti dal maharaja Sawai Jai 
			Singh II. Il maharaja fece erigere cinque osservatori: a Delhi, fra 
			il 1721 e il 1724, a Benares, fra il 1724 e il 1730, a Jaipur fra il 
			1728 e il 1738, a Ujjain prima del 1730, e a Mathura. Purtroppo, 
			l’osservatorio di Mathura non ha resistito al tempo e non esiste 
			più; quelli di Benares e Ujjain comprendono ciascuno sette 
			strumenti; quello di Delhi è costituito da quattro strumenti; quello 
			di Jaipur, infine, è un vero e proprio parco astronomico di 
			dimensioni grandiose e possiede non meno di 16 strumenti. 
			  | 
			
			 
			
			  
			
			La moschea di Ud-Daulah ad Agra. 
			  
			
			L’osservatorio 
			di Jaipur è posto accanto al City Palace, il centro amministrativo 
			della città, dove risiedeva la corte, affinché il principe potesse 
			in ogni momento dedicarsi alle osservazioni. La struttura ha 
			conosciuto due restauri, uno parziale completato nel 1876 e uno 
			totale, piuttosto accurato, nel 1901-02. Il Jantar Mantar di 
			Jaipur ricopre un’area di ben 20 000 m2 ed è considerato 
			il più grande, il più preciso e il meglio conservato osservatorio 
			lapideo del mondo; la sua visita è qualcosa di imperdibile per ogni 
			turista che si rechi in India.  
			  
			
			
			  
			
			Ingresso della Tomba di Akbar a 
			Sikandra, nei pressi di Agra. 
			  
			
			Il più 
			impressionante strumento è il Samrat Yantra (“Strumento 
			supremo”), considerato la più grande meridiana del mondo, che 
			troneggia sull’intera arena astronomica. Lo gnomone raggiunge 
			l’altezza record di ben 22,62 m! La sua ombra si muove sul quadrante 
			a un ritmo di quattro metri all’ora e la più piccola suddivisione 
			graduata è di due secondi di tempo. L’astronomo indiano Virendra 
			Nath Sharma ha verificato direttamente la precisione dello 
			strumento, compresa entro i ±3 secondi per le letture di tempo. 
			  
			
			
			
			 Il 
			Qutb Minar di delhi. 
			  
			
			Uno dei più 
			curiosi strumenti di Jaipur è il Rasivalayas (Strumenti 
			Zodiacali), invenzione di Jai Singh. Si tratta di una serie di 
			dodici quadranti eclitticali (ovvero con l’ipotenusa dello gnomone 
			triangolare che punta verso il polo dell’eclittica) che servono per 
			misurare la latitudine e la longitudine degli oggetti celesti. 
			Ciascuno strumento può essere usato, a intervalli di due ore, quando 
			il primo punto del corrispondente segno zodiacale passa in 
			meridiano. Ciò evita il fastidio di dover continuamente trasformare 
			le coordinate orarie o altazimutali in coordinate eclittiche. 
			 
			  
			  
			
			
			
			 Visione 
			panoramica dei Jantar Mantar di Jaipur. 
			  
			
			Le guide 
			turistiche ti dicono che, se hai già visitato l’osservatorio di  
			Jaipur, vedere quello di Delhi non vale assolutamente la pena. 
			Niente di più errato. Anche se composto, come detto, solo da quattro 
			strumenti, questi sono di dimensioni veramente imponenti e sono 
			suddivisi in diverse sottounità adibite a usi differenti. É situato 
			vicino al palazzo del Parlamento, forma un curioso e spettacolare 
			contrasto con il profilo dei grattacieli che si trovano dietro, 
			costituisce un complesso assai armonico nella sua imponenza e, in 
			più, rispetto a Jaipur, immerso in un verde quanto mai rilassante. 
			Anche a Delhi lo strumento più grande è il Samrat Yantra, con 
			lo gnomone alto 21,3 m. Oltre che il tempo di giorno, lo strumento 
			serviva anche per misurare il tempo di notte, attraverso la misura 
			dell’angolo orario di una stella: l’osservatore, utilizzando un 
			piccolo tubo o una fenditura, si spostava lungo la graduazione 
			ricavata sul quadrante emisferico fino a che la stella appariva 
			allineata con il suo occhio e il margine dello gnomone. In questo 
			modo si poteva anche ottenere la misura dell’ascensione retta di una 
			stella o di un pianeta. 
			  
			
			
			  
			
			Il Samrat Yantra di Jaipur. 
			  
			
			Il Samrat 
			Yantra consentiva anche di misurare la declinazione del Sole o 
			di una stella o pianeta. Nel primo caso l’osservatore muoveva un 
			palo su e giù lungo il margine dello gnomone fino a che l’ombra di 
			questo cadeva sulla scala graduata sul quadrante emisferico: la 
			localizzazione del palo sulla scala graduata ricavata sul margine 
			dello gnomone dava la lettura della declinazione. Nel secondo caso 
			un osservatore, stando sul quadrante emisferico, osservando la 
			stella attraverso il tubo o la fenditura guidava un altro 
			osservatore che, stando sulla scala graduata dello gnomone e 
			reggendo un palo, si spostava fino a che l’occhio del primo 
			osservatore, il punto sullo gnomone sopra cui stava il palo, e la 
			stella erano allineati. La lettura della declinazione avveniva 
			sempre sul punto dove si trovava il palo.  
			  
			
			
			  
			
			Il Samrat Yantra di Delhi. 
			  
			
			Lo strumento 
			più straordinario a Delhi non è però stato realizzato da Jai Singh, 
			ma dal suo secondo figlio Madho Singh (1751-1778): è il Misra 
			Yantra o Strumento Composito, che riunisce in sè cinque diversi 
			strumenti. Ha un aspetto quanto mai insolito, a forma di cuore 
			rovesciato, che sicuramente evoca, più di ogni altro, un’atmosfera 
			quasi magica. La parte centrale a forma di cuore è costituita dal
			Niyata Cakra o Archi Fissi, una struttura unica al mondo, e 
			anche la meglio conservata dell’osservatorio di Delhi. Consiste di 
			uno gnomone con quattro semicerchi graduati, due su ciascun lato, 
			costruito in origine con intonaco di calce, ma restaurato in marmo 
			nel 1851. Questi semicerchi sono graduati da nord a sud e consentono 
			di misurare la declinazione solare in quattro istanti dati e quindi 
			di studiare la sua variazione giornaliera: la misura avveniva 
			tramite l’utilizzo di un palo che veniva conficcato in fori ricavati 
			al centro degli archi; la lettura avveniva nel punto dove l’ombra 
			cadeva sulla graduazione dell’arco corrispondente. 
			 
			  
			
			
			 Il 
			Misra Yantra di Delhi. 
			  
			
			Gli osservatori 
			di Delhi e Jaipur sono conosciuti dal popolo, da almeno 200 anni, 
			col nome di Jantar Mantar. Jantar vuol dire “diagrammi magici”, 
			mentre la seconda parola nasce dall’abitudine indiana di aggiungere 
			una seconda parola, senza significato, a un sostantivo, rimata con 
			esso, per enfatizzarlo. Incidentalmente, o forse no, in questo caso 
			Mantar ha anche un significato, e pure affine, di “parole magiche”. 
			 
			
			Nonostante il 
			nostro viaggio si sia svolto fra regioni densamente abitate, c’è 
			stato anche modo di apprezzare la bellezza del cielo notturno 
			indiano durante la stagione secca. Innanzitutto, dalla terrazza 
			dell’albergo di Jaipur, nonostante questa abbia, come detto, oltre 
			un milione di abitanti, si potevano tranquillamente vedere stelle 
			fino alla quarta grandezza. Ovvero, l’inquinamento luminoso è 
			paragonabile a quello di una cittadina italiana di 20 000 abitanti. 
			E non mi risulta certo che i bravi cittadini di Jaipur si lamentino 
			perché non ci vedono a camminare di notte! 
			
			Inoltre, in 
			viaggio prima dell’alba la mattina dell’eclisse fra Jaipur ed Alwar, 
			ho voluto far fermare il tassì per dare un’occhiata al cielo 
			stellato. Lo spettacolo era ancor meglio di quanto pensassi: a nord 
			si prospettava un’altissima Orsa Maggiore posta in verticale, a sud 
			facevano piena mostra di sé le costellazioni invernali: oltre alle 
			familiari, ma in posizione insolita, Toro, Auriga, Gemelli, 
			spiccavano Orione altissimo, Sirio con il Cane Maggiore, la Lepre, 
			la Colomba e, più a sud, pochi gradi sull’orizzonte, la luce aliena 
			di Canopo, il brillante diamante della Carena.  |